6 errori nella gestione della classe

Il primo errore in cui cadono molti insegnanti quando si presenta un problema è quello di rispondere a livello di superficie al comportamento dello studente, non indagando sui motivi sottostanti dell’azione impropria.


Quando Steve Jobs frequentava la terza classe della scuola primaria, era un tale disturbatore che fu espulso. Giocava costantemente scherzi ai suoi coetanei, disturbava le lezioni e i tentativi di correggere il suo comportamento scorretto portavano a comportamenti ancora più impropri e oppositivi.
Ricordando le sue esperienze a scuola, Steve Jobs sosteneva di essersi spesso annoiato e di essersi, quindi, trasformato in un alunno piuttosto impegnativo.
La risposta di Jobs mette in evidenza come, a volte, si faccia l’errore di pensare che il cattivo comportamento di un alunno sia dettato sempre dal desiderio di infrangere le regole e non determinato da fattori, sociali, relazionali o personali più profondi.
Ad esempio, l’abuso e l’abbandono in famiglia possano portare a livelli più elevati di aggressività a scuola e questi si manifestano con disturbi della condotta o con disturbi provocatori-oppositivi.
Nella fase dell’adolescenza, il comportamento scorretto può anche essere una parte sana dello sviluppo sociale ed emotivo di un alunno in quanto, ciò che può sembrare violazione delle regole e sfida alle strutture di autorità accettate da tempo, non fa altro che parte del processo di individuazione ed è utile per testare i confini e affermare la propria indipendenza e autonomia.
 
PRIMO ERRORE: rispondere in modo superficiale al comportamento dello studente invece di indagare i motivi sottostanti
Il primo errore in cui cadono molti insegnanti quando si presenta un problema è quello di rispondere a livello di superficie al comportamento dello studente, non indagando sui motivi sottostanti dell’azione impropria.
Invece di reagire di riflesso, gli insegnanti dovrebbero cercare le ragioni alla base del comportamento scorretto.
Occorre affrontare il comportamento da estinguere, domandandosi cosa sia successo prima e dopo l’azione e se questo comportamento sia stato utile per ottenere qualcosa di desiderabile o per sfuggire a qualche cosa di indesiderabile. Se, infatti, si riesce a comprendere quali siano gli obiettivi dietro il comportamento scorretto degli studenti, gli insegnanti possono affrontarlo in maniera più efficace.
 
SECONDO ERRORE: le esperienze didattiche proposte dagli insegnanti
Una ricerca del 2018 (Goldman+Zachary+W. Zachary W. Goldman) ha messo in luce come un 20% di comportamenti scorretti propri degli studenti potesse essere frutto di mancanza di motivazione rispetto all’attività didattica proposta, difficoltà nella comprensione della consegna data e conseguente frustrazione espressa attraverso comportamenti devianti. Questo errore può essere facilmente eliminato, proponendo attività ed esperienze didattiche significative, volte a sollecitare lo studente a partecipare in modo attivo alla propria formazione scolastica.

TERZO ERRORE: amplificare il comportamento inappropriato dello studente, sottolineando ogni minima infrazione
Gli insegnanti inesperti si sentono in dovere di correggere tutti i comportamenti scorretti in classe, impegnandosi involontariamente in un modello di rinforzo negativo. Alcune ricerche dimostrano come il sottolineare continuamente piccole mancanze o minimi comportamenti scorretti, non faccia che aumentare, a lungo termine, i comportamenti problematici; infatti, redarguire continuamente crea negli studenti rabbia e scarsa connessione con l’insegnante e la classe.
Invece di correggere i minimi comportamenti inadeguati, gli insegnanti dovrebbero evidenziare comportamenti positivi, come terminare il lavoro in tempo o passare in modo efficiente da un'attività all'altra. I comportamenti non verbali e paraverbali sono modi efficaci per incoraggiare sottilmente gli studenti a prestare attenzione.
 
QUARTO ERRORE: l’uso di forme di punizioni che vanno a minare l’autostima
Molto spesso gli insegnanti usano come forme di punizione gli angoli time -out per permettere agli alunni di riflettere sull’inadeguatezza del comportamento messo in atto. Questo può ingenerare sentimenti di vergogna, di disistima o manchevolezza. Una alternativa agli angoli del time-out potrebbe quella di inserire nell’ambiente classe degli “angoli di tranquillità” nei quali i bambini possono andare quando stanno provando emozioni negative o quando hanno messo in atto comportamenti inadeguati. Questi angoli potrebbero essere utili per offrire ai bambini l’opportunità di calmarsi, di riflettere sul proprio comportamento.
Sarebbe utile, inserirli in tutta l’aula, collegandoli a capacità di autoregolazione e autonomia e prevedendo esercizi di respirazione, di meditazione e modelli utili a far riflettere sulle scelte messe in atto e su quelle migliori per il futuro.
 
QUINTO ERRORE: uniformare i comportamenti di tutti
Una buona gestione della classe richiede la costruzione di solide relazioni basate sulla fiducia, l’accettazione e l'empatia. È una battaglia persa cercare di uniformare i comportamenti degli studenti a un modello standard prestabilito e atteso, senza mettere in atto un lavoro emotivo di fondo. Esigere dagli allievi un comportamento atteso e prestabilito farà sì che molti studenti si ribelleranno, testeranno i confini o si impegneranno in lotte di potere.
Gli insegnanti dovrebbero costruire e lavorare intenzionalmente per mantenere le relazioni, co-creare con gli studenti  norme di comportamento in classe  e sviluppare una presenza fisica attiva per aiutare gli studenti a sviluppare le abilità sociali ed emotive di cui hanno bisogno per essere in grado di regolare il proprio comportamento.
 
SESTO ERRORE: non tenere conto dei propri pregiudizi
Molte ricerche mostrano che gli insegnanti, come tutti, maturano, nei confronti dei propri studenti, dei pregiudizi impliciti e inconsapevoli che spesso vanno a minare il loro comportamento in classe. Diventa fondamentale, quindi, adottare strategie per arginare i pregiudizi  disciplinari e diventare consapevoli dei proprio pregiudizi impliciti.
 


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